Il World Economic Forum di Davos è spesso oggetto di grande confusione. Maurizio Milano, con il suo libro “Il Pifferaio di Davos. Il Great Reset del capitalismo: protagonisti, programmi e obiettivi”, pubblicato da D’Ettoris Editore, offre una prospettiva basata su affermazioni e documentazioni tratte dai libri del Prof. Klaus Schwab, uno dei principali promotori di Davos. Questo libro non raccoglie teorie complottiste ma si basa su un’accurata consultazione delle fonti ufficiali del Forum e include citazioni dello stesso Schwab presenti nei suoi numerosi scritti.
L’opera di Milano si difende efficacemente da ogni critica o accusa di seminare disinformazione; il valore aggiunto del libro è dato della capacità dell’autore di collegare i vari punti del programma del World Economic Forum all’ideologia del Great Reset.
L’autore cerca di spiegare il significato di questa parola, sempre più utilizzata dall’inizio della pandemia da Covid-19. Il Great Reset mira a sfruttare la stanchezza, la preoccupazione e la paura della popolazione causate dalla crisi sanitaria per creare una nuova normalità. La pandemia, come ha affermato più volte Schwab, rappresenta un’opportunità per accelerare il cambiamento e ripensare, immaginare e soprattutto resettare tutto ciò che conosciamo del nostro modo di vivere, mangiare e socializzare.
Il libro esplora una varietà di temi, tra cui la nuova normalità post-pandemica, l’Agenda 2030 e lo sviluppo sostenibile, il “Great Reset” della sanità e del sociale. Particolarmente interessante è il capitolo dedicato al Great Reset dell’identità. Molti prestano attenzione ai temi della sanità e della sostenibilità ambientale per due ragioni principali: la recente pandemia, che ancora solleva interrogativi su mascherine, vaccini e effetti avversi, e le inondazioni e piogge devastanti che influenzano sempre più la vita quotidiana. Tuttavia, un argomento cruciale che rimane spesso in secondo piano è il “grande reset dell’identità”, destinato a limitare ulteriormente la nostra libertà. Pochi ne sono a conoscenza, ma il libro di Milano lo spiega chiaramente, citando: “Uno degli obiettivi chiave dell’Unione Europea (UE) è attribuire un’identità digitale a tutti i cittadini, chiamata ‘eID’, che funge da ‘portafoglio digitale individuale’. Come riportato anche sul sito della Commissione, l’‘identità digitale europea’ potrà essere utilizzata in vari contesti”.
Nel capitolo dedicato a questo tema, viene esaminato l’uso dell’identità digitale, l’utilizzo per ottenere certificati di nascita o medici, segnalare un cambio di indirizzo, aprire un conto in banca, presentare una dichiarazione dei redditi, iscriversi all’università e utilizzare una ricetta medica ovunque in Europa. A prima vista, l’identità digitale sembra essere un cambiamento positivo. Tuttavia, Milano mette in evidenza che sul sito della Commissione Europea non è specificato che, in assenza di identità digitale, una persona non potrà usufruire di alcun servizio e potrebbe non avere accesso alla rete Internet, giustificando questa misura come una protezione per i minori da eventuali abusi. Sorge una domanda: in futuro, per accedere alla rete Internet, sarà necessaria una patente? Chi avrà accesso sarà controllato e sanzionabile? Chi deciderà e con quale criterio verranno rilasciati tali certificati?
È possibile che in futuro i governi colleghino l’eID digitale a un account per effettuare pagamenti, aprendo la strada all’introduzione della CBDC (Moneta Digitale della Banca Centrale). Questo segnerebbe la fine dell’uso del contante. Ogni cittadino potrebbe essere monitorato nelle sue spese e acquisti. Un’altra domanda sorge spontanea: i pagamenti potrebbero essere bloccati se una persona non si comporta secondo i canoni stabiliti dalle autorità o se esprime obiezioni su tematiche politiche o sanitarie.
L’identità digitale, pur rendendo la vita dei cittadini europei più semplice, riducendo i costi e i tempi di attesa, può anche essere un’arma per limitare l’autonomia personale e la capacità critica delle persone. Milano suggerisce che, se la smaterializzazione della persona diventa possibile, il cittadino potrebbe essere condannato all’oblio con un semplice click di un mouse.
Maurizio Milano, sostiene che il WEF stia orchestrando un colpo di stato globale per instaurare un nuovo ordine mondiale guidato da un élite tecnocratica. Questo “Great Reset”, secondo Milano, porterebbe a: perdita di libertà individuale e sovranità nazionale; aumento delle disuguaglianze sociali; maggiore sorveglianza e controllo governativo. Milano critica duramente il WEF, definendolo un’organizzazione antidemocratica e pericolosa per la libertà e la prosperità. Il suo libro ha generato un vivace dibattito, suscitando pareri contrastanti tra lettori e critici.
Indipendentemente dalle opinioni che si possono generare sul WEF e sul “Great Reset”, il libro di Milano è senza dubbio un’opera stimolante. Propone una prospettiva provocatoria su temi contemporanei, incoraggiando il lettore a formarsi una propria opinione.